Puntata
ricca, in cui cerchiamo di fare il punto su diverse questioni relative al mondo
della scuola. Nelle ultime settimane il dibattito sulle pagine del
Coordinamento precari/e della scuola di Bologna è stato piuttosto vivo: sono
iniziate, in mezzo al caos le lezioni organizzate dall’Università di Bologna
per il conseguimento dei 24 cfu utili alla partecipazione del nuovo concorso
per docenti FIT. Come era legittimo aspettarsi, i corsi sono strapieni perché
tante sono state le iscrizioni e pochi sono le disponibilità dell’università
per ospitare un corso messo su di fretta e furia, che come precisano dalla
stessa Università per bocca di Luigi Guerra, il pedagogista che sta dietro al
farraginoso progetto della formazione dei docenti, non produrrà che il 5% di
possibili futuri insegnanti.
I
sindacati confederali hanno apposto la loro firma sulla bozza di quello che
dovrebbe essere il nuovo contratto collettivo nazionale degli insegnanti,
facendo seguito ad un primo incontro che c’era stato il 30 novembre del 2017
fra i sindacati e il ministero della funzione pubblica. Cosa emerge da questa
bozza? Aumenti di circa 85 euro mensili in busta paga che poi saranno circa una
cinquantina netti (si fa riferimento alle prime bozze comunque): bella
soddisfazione per un contratto collettivo che non era stato aggiornato dal
2007. In molti l’hanno definito un contratto elettorale: un contratto, insomma,
buono soltanto per il governo per portare a casa il risultato nominale di aver
aggiornato che era bloccato da quasi dieci anni. L’impiego di risorse è
veramente poco impegnativo: i 70 milioni di euro previsti per l’adeguamento
della busta paga, provengono dai 200 milioni di euro che erano già stati
mobilitati per il bonus premiale dei docenti previsti dalla Buona scuola. “non
ci sono stati aggravamenti in termini di orario e di carico di lavoro”,
presentano i confederali come un successo. La realtà dei fatti è ben diversa,
visto che rimangono non conteggiati i sempre più numerosi impegni pomeridiani,
che sicuramente non trovano un corrispettivo in questo aumento. Il fatto che
questo seppur minino aumento sia stato dato in maniera egalitaria ha fatto
comunque gridare allo scandalo da parte del mondo dei dirigenti scolastici e di
certa stampa.
Qui
altri approfondimenti http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/
Il
23 febbraio USB, Unicobas CUB e naturalmente anche i Cobas hanno indetto uno
sciopero con manifestazione nazionale a Roma di fronte al MIUR per protestare
contro questa riforma contrattuale firmato come i ladri di notte a Pisa dice il
comunicato dei Cobas. Chi sono i ladri di Pisa? Quelli che di giorno vanno
insieme a rubare e di giorno fanno finta di litigare. Lo sciopero che era stato
indetto per proseguire la vertenza dei diplomati magistrali , diventa
l’occasione per contrare tutte le lotte che ci sono all’interno della scuola e
per protestare contro il nuovo contratto nazionale.
Siamo
andati a spulciare i programmi elettorali per vedere cosa dicono i partiti di
scuola e cosa promettono. Occorre però fare due premesse. La scuola spesso
compare diciamo perché deve comparire nulla di più: altri sono i temi che
distraggono i grandi partiti, per cui sulla scuola non si registrano note di
grande interesse e innovazione. La seconda premessa, che si intreccia
fortemente con la prima, è che i programmi, perlomeno dei grandi partiti, non
danno grandi innovazioni anche perché l’idea di scuola che hanno alla base è
sostanzialmente la stessa: i governi di centro sinistra, di centrodestra e di
centro che si sono alternati negli ultimi anni non hanno fatto altro che
riconfermare quanto organizzato dai precedenti, in termini di riduzione del
bagaglio di conoscenze che si possono maturare all0inetrno del percorso
formativo e di trasformazione della scuola in palestra per il mercato del
lavoro e in buona sintesi della precarietà: Moratti ha ripreso la riforma
Berlinguer, il cacciavite di Fioroni ha messo un po’ di disordine cercando di
riordinare gli assi culturali, la Gelimini ha creato le basi della buona scuola
e la Fedeli ha istituzionalizzato l’alternanza scuola lavoro.
Quello
che possiamo dire è che, molto sinteticamente, se alcuni vogliono mantenere
l’impianto della Buona scuola, ci sono delle forze politiche che vogliono
metterla in discussione LiBeri e Uguali, Potere al Popolo e Movimento 5 stelle.
Al di là di questo aspetto non sono molti i nodi in cui si aprano dei terreni
di scontro: 1) il personale: ovvero come trattare, reclutare e formare i
docenti (attenzione poi: naturalmente la
questione del personale ATA spesso viene lasciata da parte); 2) l’alternanza
scuola-lavoro e il valore da assegnare alla cultura tecnica; 3) la gratuità
delle scuole, ovvero l’eliminazione del contributo volontario per le famiglie;
questione questa molto sentita in particolare per la fascia 0-6.
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