lunedì 19 febbraio 2018

La scuola delle elezioni!

Puntata ricca, in cui cerchiamo di fare il punto su diverse questioni relative al mondo della scuola. Nelle ultime settimane il dibattito sulle pagine del Coordinamento precari/e della scuola di Bologna è stato piuttosto vivo: sono iniziate, in mezzo al caos le lezioni organizzate dall’Università di Bologna per il conseguimento dei 24 cfu utili alla partecipazione del nuovo concorso per docenti FIT. Come era legittimo aspettarsi, i corsi sono strapieni perché tante sono state le iscrizioni e pochi sono le disponibilità dell’università per ospitare un corso messo su di fretta e furia, che come precisano dalla stessa Università per bocca di Luigi Guerra, il pedagogista che sta dietro al farraginoso progetto della formazione dei docenti, non produrrà che il 5% di possibili futuri insegnanti.
I sindacati confederali hanno apposto la loro firma sulla bozza di quello che dovrebbe essere il nuovo contratto collettivo nazionale degli insegnanti, facendo seguito ad un primo incontro che c’era stato il 30 novembre del 2017 fra i sindacati e il ministero della funzione pubblica. Cosa emerge da questa bozza? Aumenti di circa 85 euro mensili in busta paga che poi saranno circa una cinquantina netti (si fa riferimento alle prime bozze comunque): bella soddisfazione per un contratto collettivo che non era stato aggiornato dal 2007. In molti l’hanno definito un contratto elettorale: un contratto, insomma, buono soltanto per il governo per portare a casa il risultato nominale di aver aggiornato che era bloccato da quasi dieci anni. L’impiego di risorse è veramente poco impegnativo: i 70 milioni di euro previsti per l’adeguamento della busta paga, provengono dai 200 milioni di euro che erano già stati mobilitati per il bonus premiale dei docenti previsti dalla Buona scuola. “non ci sono stati aggravamenti in termini di orario e di carico di lavoro”, presentano i confederali come un successo. La realtà dei fatti è ben diversa, visto che rimangono non conteggiati i sempre più numerosi impegni pomeridiani, che sicuramente non trovano un corrispettivo in questo aumento. Il fatto che questo seppur minino aumento sia stato dato in maniera egalitaria ha fatto comunque gridare allo scandalo da parte del mondo dei dirigenti scolastici e di certa stampa.
Qui altri approfondimenti http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/
Il 23 febbraio USB, Unicobas CUB e naturalmente anche i Cobas hanno indetto uno sciopero con manifestazione nazionale a Roma di fronte al MIUR per protestare contro questa riforma contrattuale firmato come i ladri di notte a Pisa dice il comunicato dei Cobas. Chi sono i ladri di Pisa? Quelli che di giorno vanno insieme a rubare e di giorno fanno finta di litigare. Lo sciopero che era stato indetto per proseguire la vertenza dei diplomati magistrali , diventa l’occasione per contrare tutte le lotte che ci sono all’interno della scuola e per protestare contro il nuovo contratto nazionale.
Siamo andati a spulciare i programmi elettorali per vedere cosa dicono i partiti di scuola e cosa promettono. Occorre però fare due premesse. La scuola spesso compare diciamo perché deve comparire nulla di più: altri sono i temi che distraggono i grandi partiti, per cui sulla scuola non si registrano note di grande interesse e innovazione. La seconda premessa, che si intreccia fortemente con la prima, è che i programmi, perlomeno dei grandi partiti, non danno grandi innovazioni anche perché l’idea di scuola che hanno alla base è sostanzialmente la stessa: i governi di centro sinistra, di centrodestra e di centro che si sono alternati negli ultimi anni non hanno fatto altro che riconfermare quanto organizzato dai precedenti, in termini di riduzione del bagaglio di conoscenze che si possono maturare all0inetrno del percorso formativo e di trasformazione della scuola in palestra per il mercato del lavoro e in buona sintesi della precarietà: Moratti ha ripreso la riforma Berlinguer, il cacciavite di Fioroni ha messo un po’ di disordine cercando di riordinare gli assi culturali, la Gelimini ha creato le basi della buona scuola e la Fedeli ha istituzionalizzato l’alternanza scuola lavoro.
Quello che possiamo dire è che, molto sinteticamente, se alcuni vogliono mantenere l’impianto della Buona scuola, ci sono delle forze politiche che vogliono metterla in discussione LiBeri e Uguali, Potere al Popolo e Movimento 5 stelle. Al di là di questo aspetto non sono molti i nodi in cui si aprano dei terreni di scontro: 1) il personale: ovvero come trattare, reclutare e formare i docenti (attenzione  poi: naturalmente la questione del personale ATA spesso viene lasciata da parte); 2) l’alternanza scuola-lavoro e il valore da assegnare alla cultura tecnica; 3) la gratuità delle scuole, ovvero l’eliminazione del contributo volontario per le famiglie; questione questa molto sentita in particolare per la fascia 0-6.


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